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La cultura è di casa quando un incontro diventa un momento da condividere.

Nel medesimo posto, ritrovi riflessione e confronto, secondo diversi punti di vista.

La visione si allarga, si scandaglia la storia di un personaggio, come Massimo Troisi, con il libro di Ciro Borrelli “Pensavo fosse un comico e invece era Troisi”, un dialogo corporale in cui gesti e movimenti seguono la storia dell’uomo, dell’attore, del comico, del regista e dello scenografo che, calca il teatro e la vita, non abbandonando mai se stesso e l’unicità abbraccia altri stili e altri contesti. Un rivoluzionario convinto, destriero, nell’arte della trasfigurazione, la comicità si unisce e si mischia al genio. Il cinema italiano si appropria di un costrutto di piacevole realismo rivoluzionario. Il linguaggio rispecchia il tempo, la mimica, la pausa e la battuta pronta. Si codificano, nell’atto della recitazione, le forme espressive, le parole acquistano un potere sociale e politico, a dispetto dei costrutti d’impostazione. I personaggi si muovono sulla scena senza alcuna maschera, interpretano se stessi e non si recita, si vive e basta.

Si sviluppano i contro altari, svaniscono le formule e si sperimenta l’alterità, l’ilarità e l’ironica irriverenza, senza dubbio vincenti, per una trasformazione germinante e reazionaria di presa di coscienza e di distanza da giudizi. La vena poetica è realismo puro, la filosofia una pratica al vivere, l’ironia una salvezza.

La musica penetra nell’anima con Gennaro Curato. Nel testo “La mia berlina”, la chitarra segna il passaggio, vibrano i sogni e i desideri nella libertà ritrovata, nel gusto del viaggio e nel sapore della vita si dissolvono le tensioni. Il primo e il dopo, il vecchio e il nuovo restano ancorati e si sentono tutti i contorni, le spie e i rumori.

Con Simona Elia in “Frammenti d’identità” la poesia ha il potere di unire. Due anime si incontrano e si toccano. Esistono e si completano a vicenda. Non sono alieni, refrattari i corpi e le essenze, non sono sconosciuti abitare che fanno distingui.

Sono un tutt’uno.

Elena Opromolla “Oltre la fiaba”, la scuola in una fiaba. La fiaba insegna a vivere la vita. Un’insegnante non finisce mai di sperimentare con i suoi allievi, ogni studente è un universo di emozioni e di talenti da scoprire. Oggi la scuola ha un ruolo fondamentale, di educare e di formare. I bambini hanno bisogno della fiaba, come gli adulti e gli educatori. La fiaba è ancestrale e nei riti d’iniziazione il fanciullo e il ragazzo si forma e affonta i suoi mostri. Trasforma i limiti in forza e coraggio e si prepara alla vita.

Un ringraziamento a Jessica Tartaglia per l’omaggio a Ciro Borrelli l’arte nelle mani per passioni.

Nel tessere insieme, ogni contributo con Bruno Gambardella, Gianluca AmatucciPasquale Luca Nacca è veicolo di ricerca e di sviluppo, nei quali si svolgono la dialettica e il confronto e, per onor del vero, partecipano con il loro impegno sociale a favore della Cultura e si fanno portatori di valori.

Una cosa è certa né libri, né poesia, né fiaba sono fuori moda e tempo.

Grazie

#associazioneilbucaneve

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