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Sotto braccio con il libro di Simone Rotondi dal titolo “Rinnegata generazione” mi accingo a iniziare un’altra giornata di lavoro, orbitare tra dinamiche sociali e lavorative, per soggiornare nelle vite altrui e stringermi attorno a un progetto con l’obiettivo di sondare l’animo umano, di far emergere aspirazioni e talenti per un posto nel mondo.
Una professione che veicola enormi potenzialità, sul piano individuale e valoriale, abilità e competenze chiavi per aprire porte e portoni.
Scavare e riportare a galla, gap e limiti, personali e di contesto e lavorare sulle opportunità e sfide.
Simone, scrittore emergente pone riflessioni non certo banali e scontate.
La maturità di leggere e di riportare su carta, parole e pensieri, che, come pietre sul selciato, pesano e fanno pensare.
Come un flash mi riportano alle parole del prof. Luigi Mainolfi, la società dell’opulenza e dell’apparenza. Elementi comuni con il giovane Rotondi, globalizzazione e frammentazione dell’io, calibrato alle leggi della giungla.
Scuote le coscienze, porta il lettore a fare i conti con la realtà a guardare da vicino i giovani.
Un libro calato nelle brutture, nelle contraddizioni e nella mistificazione.
Il mondo giovanile è un mondo non a parte. L’apparente autismo è una voce calzante, lucida intelligenza e sensibilità.
Beata gioventù!
Non è sfrontatezza, mancanza di rispetto è un’amara constatazione.
Simone ha occhi limpidi e sinceri. Sente e vede, oltre ogni categorizzazione e denominazione. Guarda e osserva, prima con il cannocchiale, poi, con un microscopio, analizza cause e concause.
Non veste e non parla, secondo gli stereotipi, la sua è una franca reazione al mondo che vive.
La velocità è un azzardo, un rischio, una catastrofe. Non c’entra il pessimismo è un rallentare, un recuperare, un avvicinare le persone.
Restare umani e pensare al futuro.
“Non vogliamo apparire, ma essere e avere un posto nel mondo, più giusto, senza guerre”.
I giovani sono stanchi di svegliarsi dall’incubo, dai conflitti, dalla violenza. Sono arrabbiati, sono progressisti, sono reazionari a ciò che è senza controllo e speranza.
Hanno il fuoco dentro e l’inferno lo vedono, prima di noi, sono i riflessivi di un tempo Nuovo.
I vecchi modi di fare sono pericolosi, non includenti, non soddisfacenti. Abbiamo bisogno di altro, di vivere i problemi, di risolverli, uno ad uno, e di accogliere istanze inascoltate, risanare la società dalle fondamenta.
Globali sì ma con la nostra identità e personalità. L’uniformismo non va bene, rischia di compromettere e destabilizzare. Servono risposte certe e contestualizzate, per vivere.
Simone è un giovane attento e previdente. Gli eccessi portano alle ingiustizie, al degrado e allo sfacelo.
Ci si indigna, ma è ora di fare qualcosa, tutti insieme, ci esorta il giovane pensatore di idee.
Un libro che vale la pena di avere tra le mani, da leggere e rileggere.
Buona lettura!

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